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Le tante vite dell’Alberone ovvero storie di ordinaria (mala)gestione

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Avrete notato tutti, dapprima, il tronco mozzato del vecchio Alberone, ed ora – a distanza di un anno e mezzo circa – l’esile alberello che lo ha sostituito.Non si tratta solo di incuria: dietro lo scempio del simbolo del quartiere si nasconde uno dei tanti “affidamenti diretti” con cui Roma Capitale ha troppo spesso acquistato beni e servizi, a partire dalla Giunta Alemanno e poi – forse con minore frequenza e maggiori imbarazzi – anche durante la Giunta Marino.

Nel 1986 il primo, centenario “Alberone” (un leccio, quercia sempreverde) viene colpito dai parassiti. Dopo il fallimento di vari tentativi di salvataggio, “Il Messaggero” lancia una campagna per la sostituzione dell’albero, e viene così impiantato un altro leccio, più piccolo ma anche molto più giovane, che riesce ad attecchire. Negli anni, però, questo “Alberone II” viene abbandonato a sé stesso e quasi mai potato, sviluppando anche lui un parassita che attacca il tronco dal punto in cui si dipartono i rami principali.

Nel mese di novembre 2014, nel corso di un forte temporale, i rami troppo alti di “Alberone II” crollano sull’edicola vicina (per fortuna senza fare vittime). Piuttosto che tentare un intervento di recupero della parte sana del tronco, dopo anni di inerzia e mancanza di potature, stavolta si decide immediatamente di rasare a zero lo storico albero.

Insieme ad altri cittadini del quartiere il 15 novembre 2014 propongo istanza di accesso al Comune per sapere chi e come ha autorizzato questo intervento così drastico, quali procedure sarebbero state seguite per la sostituzione e, soprattutto, garanzie per la manutenzione del prossimo albero.

Ma, in nome del marketing politico, il Comune fa tutto da solo e, il 21 novembre 2014 – alla presenza del Sindaco Ignazio Marino, dell’Assessore all’Ambiente Estella Marino e della Presidente del Municipio 7° Susi Fantino – inaugura in pompa magna il terzo leccio della serie. “Alberone III” è una pianta già abbastanza anziana, bella da vedere, ma non proprio adatta al reimpianto, anche perché i lecci hanno radici profonde, e il terreno sotto Piazza dell’Alberone è notoriamente ricco di cavità.

Come diceva nonna, “passata la festa, gabbato lo santo”: anche “Alberone III” viene lasciato all’incuria, non annaffiato nei mesi critici della siccità (tra maggio e ottobre) e quindi si secca e muore.

Nel frattempo il Comune risponde all’istanza di accesso agli atti, e vengo a sapere che tutta l’operazione di sostituzione dell’albero e ripristino della sede è stata effettuata – oltre che senza svolgere uno straccio di istruttoria tecnico-agronomica – in “affidamento diretto”, cioè assegnata, in difetto di previa gara, al vivaio “Azienda Agricola Aumenta” di Pontinia (LT), al costo di Euro 19.030,00, con assunzione di garanzia di attecchimento per due anni.

Da notare che, in base ad una ricerca sommaria su Internet, il prezzo-base di una pianta di leccio di discrete dimensioni (40 cm di circonferenza) risulterebbe pari a circa 400,00 Euro. Magari il leccio reperito dal Comune valeva almeno il quadruplo… ma anche in tal caso, viene da chiedersi come sia stato possibile arrivare da un costo base di 1.600-2.000 Euro per l’albero, ai quasi 20.000 pagati al vivaio. Significherebbe più o meno 18.000 Euro di interventi solo per la risistemazione dell’area.

Leggendo la delibera di affidamento adottata dal Servizio Giardini si scopre poi che il responsabile del procedimento di sostituzione della pianta era Claudio Turella, interessato dalle indagini di Mafia Capitale (secondo l’edizione online del Corriere della Sera del 10 febbraio 2015, in un’intercapedine dell’abitazione del predetto la polizia avrebbe rinvenuto la somma di circa 550.000 Euro).

A mettere in fila i dati a disposizione, sembra proprio di essere incappati in un caso esemplare della cattiva gestione capitolina.

Un apparato amministrativo che non si curi del bene pubblico potrebbe avere infatti tutto l’interesse – anzi che a conservare il verde e le alberature già esistenti – a effettuare una scarsa manutenzione, per poi acquistare da soggetti individuati in maniera del tutto discrezionale, con soldi pubblici, esemplari arborei da reimpiantare in luogo di quelli deceduti, senza svolgere trasparenti gare d’appalto

Si dirà che nel nostro caso, comunque, il vivaio aveva assunto la garanzia di attecchimento per due anni: poco male, il Comune ha speso tanto, ma almeno è riuscito a ricollocare nella piazza una Alberone degno di questo nome! E invece no.

Nei giorni 29 e 30 ottobre 2015 alcuni addetti hanno provato a reimpiantare un altro, ennesimo, leccio di discrete dimensioni (evidentemente fornito dal vivaio, in ossequio alla clausola di garanzia), ma a causa di un guasto o di imperizia, l’imbracatura di “Alberone IV” si è rotta e lo ha “scortecciato”: altra pianta fatta fuori e tutto da rifare.

Alla fine il Comune si è accontentato – forse, ipotizziamo, perché la garanzia di attecchimento, dopo l’infortunio accaduto ad “Alberone IV”, non poteva più essere fatta valere – di ricollocare, a spese del vivaio, tre piccoli lecci sull’altro lato di Via Appia e, nella storica piazza, l’ormai noto alberello, poco più grande, il cui regno come “Alberone V” nasce sotto auspici ben poco incoraggianti.

Pensate un po’ quanto si può capire di come funziona Roma Capitale, degli sprechi più o meno voluti, delle buche nelle strade e degli asili nido che chiudono, e di tante altre vicende, se con la lente di ingrandimento ci fermiamo a osservare l’iter amministrativo della sostituzione di un solo, storico, albero.

Per non farci trovare impreparati alla prossima occasione ho fondato una associazione, Alberone Bene Comune – ABC – apartitica ma aperta a tutti gli attivisti di ogni appartenenza – con cui vogliamo sia prenderci cura dell’albero, sia proseguire il monitoraggio dell’attività del Servizio Giardini.

Sul fronte istituzionale, affinché non si ripetano episodi simili è necessario innanzitutto che Roma Capitale adotti finalmente ilRegolamento del verde urbano, atteso da anni, e che sotto la Giunta Marino era arrivato ad una fase avanzata di elaborazione.

Occorrono regole chiare sulla manutenzione, potatura e sostituzione delle piante e – senza necessariamente svolgere una gara pubblica ogni volta che vi sia l’esigenza di ricollocare un singolo albero – almeno passare ad un sistema di acquisto da venditori previamente individuati sulla base di requisiti di affidabilità, trasparenza e predeterminazione dei costi (secondo la tecnica del c.d. “accreditamento”).

In secondo luogo, anche sulla gestione del verde pubblico è necessario rafforzare il passaggio di competenze “astratte” dal centro ai Municipi, con un parallelo trasferimento “concreto” di risorse economiche e di personale, che contempli non solo operatori esecutivi, ma anche figure professionali tecniche qualificate (agrari, botanici).

SCARICA QUI Doc acquisiti accesso 28.9.2015 Alberone

Guglielmo Calcerano

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