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Facciamo pace con Roma e con il nostro Settimo Municipio. Fare pace non significa rassegnarsi, chiudere un occhio, sopravvivere alla meno peggio. Significa ricostruire il nostro tessuto sociale, l’Amministrazione, le strade, i servizi, i beni comuni. Significa bonificare con fermezza quelle parti della città minate dalla corruzione, dal malaffare, spesso anche solo dalla incapacità e dall’assenza di una visione globale dei problemi. Significa restituire a tutti la propria vita, orari sostenibili, aree verdi, monumenti: una città “ecologica” e a misura di persona.

Cominciamo a fare pace con il Municipio, costruendo una amministrazione di prossimità di nuovo amica del cittadino, trasparente, democratica, e che sia davvero in grado di intervenire sui problemi del territorio. Decentramento di poteri e di personale, e finalmente un bilancio autonomo rispetto a quello del Comune. E poi, più trasparenza e più dialogo con la cittadinanza, per ricacciare indietro quel “mondo di mezzo” che ci ha sottratto la dignità e le risorse con cui far funzionare la città.

Facciamo pace con il recupero degli spazi inutilizzati o degradati del nostro quartiere, facciamo pace con le opere incompiute e abbandonate, con i servizi sociali, sanitari e culturali strozzati dalla mancanza di fondi e sempre più difficili da fruire.

Facciamo pace con il decoro urbano, le nostre strade e marciapiedi dissestati, i malinconici mozziconi di albero che spuntano dall’asfalto, le ville e i giardini chiusi per inefficienza, i piccoli negozi e le botteghe di quartiere che spariscono e vengono sistematicamente sostituite da grandi catene, supermercati, centri commerciali, se non anche da esercizi di dubbia legalità.

Per fare pace, ricostruire, vivere, non basta la pur legittima indignazione, non basta la rabbia, la denuncia senza proposta, lo schierarsi di continuo a favore o contro una certa parte, la paura del diverso, del più povero, del nemico e qualche volta persino dell’alleato.

Occorrono buona volontà e competenza. Radicalità nelle proposte unita a capacità di ascolto e dialogo. Lavorare con pazienza a un modello di sviluppo della città non più basato sul consumo del territorio, sulle clientele e sulle rendite, ma sulla capacità di far funzionare la macchina amministrativa e di cogliere e valorizzare quanto di meglio offre la nostra città e chi la abita.

Se avete ancora un po’ di pazienza, vi spiego meglio come